Accordi di Schengen
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Tra questi vi sono ventidue stati membri UE (Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria) e quattro paesi associati al di fuori dell’Unione europea: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.
Bulgaria, Cipro e Romania sono ancora in attesa della decisione finale dei negoziati, mentre Irlanda e Regno Unito non aderiscono allo spazio Schengen in base a una clausola di opt-out ed effettuano ancora controlli alle frontiere. Inoltre Monaco rientra nell'Area Schengen tramite la Francia e San Marino e lo Stato del Vaticano fanno parte di Schengen di fatto con l'entrata in vigore degli accordi in Italia.
Gli accordi di Schengen sono stati attualmente messi in discussione per i problemi legati ai forti flussi migratori seguiti ai moti di ribellione nei paesi nordafricani. Francia e Italia, dopo le tensioni sull'immigrazione alle frontiere, hanno chiesto una revisione del trattato di Schengen, ribadendo la necessità di maggiori aiuti da parte dell'Unione europea, più solidarietà tra gli stati membri di fronte a flussi improvvisi di immigrati, un'azione più efficace di Frontex nel controllo delle frontiere esterne e una politica comune di asilo politico. Anche la Danimarca ha messo in duiscussione l'interpretazione del trattato.
Per far fronte a questi problemi la Commissione ha proposto un controllo più rigoroso del rispetto dell’acquis di Schengen, attraverso uno specifico meccanismo di valutazione e monitoraggio a livello europeo più solido, e un iter decisionale più strutturato, che consenta il ripristino temporaneo dei controlli alle frontiere interne in caso di minaccia grave per l'ordine pubblico e la sicurezza interna. Viene limitata la facoltà dei singoli Paesi di chiudere le proprie frontiere, rafforzando i controlli periodici sul posto negli Stati membri.
In caso di gravi carenze nell'applicazione delle norme di Schengen, saranno possibili misure di sostegno da parte della Commissione, degli Stati UE, di Frontex o altri organismi quali Europol e l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO).
Parlamento e Consiglio dovranno esprimersi su tale proposta.